In vista della Settimana Nazionale della Dislessia, dal 1 al 7 ottobre, abbiamo incontrato il Professor Stefano Vicari, Responsabile della U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, per parlare di difficoltà di lettura e dislessia.
Intervista
Quanto è importante cogliere tempestivamente i segnali di una possibile difficoltà di lettura?
"Individuare precocemente i sintomi di una possibile difficoltà di lettura è cruciale per due motivi principali. Il primo è che una diagnosi precoce può aiutare a pianificare interventi riabilitativi immediati e più efficaci. Infatti, è stato dimostrato che quanto prima si riesce ad inquadrare la difficoltà di apprendimento e ad intervenire, tanto più il trattamento risulta efficace, poiché il nostro cervello, in epoca precoce, è plastico e quindi rimodulabile.
Il secondo motivo è che, come dimostrato in recenti studi, una diagnosi tardiva espone i bambini ad un maggior rischio di sviluppare problematiche di tipo psicopatologico, ad esempio disturbi d’ansia, dell’umore o problemi comportamentali."
La difficoltà di lettura è sempre sinonimo di dislessia? In cosa lo screening Dislessia Online, realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù con il sostegno di Fondazione TIM, è differente da questo punto di vista?
"No, la difficoltà di lettura non è sempre sinonimo di dislessia. La diagnosi di dislessia, per essere posta, deve rispettare determinati criteri diagnostici, specificati nei manuali e nelle classificazioni di riferimento. Per arrivare alla formulazione di una diagnosi è necessario che un’equipe clinico-specialistica raccolga la storia di sviluppo e clinica del bambino e valuti, insieme al grado di accuratezza, di velocità e di comprensione della lettura, la compromissione funzionale che questa difficoltà ha nel processo di apprendimento quotidiano. Il test di lettura su Dislessia Online permette di identificare una difficoltà di lettura, che è un primo step utile ad indirizzare la famiglia ed il bambino ad intraprendere, se necessario, l’iter valutativo e diagnostico standard. Tale iter è raccomandato dalle Linee Guida nazionali sui disturbi di apprendimento ed è necessario per porre la diagnosi di disturbo di lettura o dislessia."
Nell’immaginario collettivo, questa difficoltà viene spesso associata a scarse capacità cognitive. Qual è il parere della comunità scientifica in proposito?
"Secondo i criteri diagnostici, l’intelligenza e il ragionamento logico sono abilità che non devono essere compromesse per formulare la diagnosi di disturbo specifico di apprendimento. Quindi, le persone con disturbo di lettura o dislessia, per definizione, hanno capacità cognitive pienamente nella norma."
In un bambino con dislessia il processo di acquisizione della lettura rimarrà lento e faticoso anche col procedere della scolarizzazione?
"La dislessia è una difficoltà cronica, cioè ha un decorso stabile che permane nel tempo, sebbene si può esprimere e manifestare in modo diverso a seconda dell’età e in base alle richieste del contesto ambientale e scolastico dove è inserito il bambino o l’adulto. Infatti, nonostante il decorso della dislessia sia cronico, il bambino, durante la formazione accademica, e l’adulto, durante l’attività lavorativa, possono attuare adeguate strategie compensative che li aiutino ad affrontare le problematiche che incontrano, arrivando a migliorare la propria qualità di vita."
In Italia, la dislessia è ancora poco conosciuta; quale impatto può avere una diagnosi tardiva su un ragazzo sia dal punto di vista psicologico che della qualità della vita e dell’apprendimento?
"Una diagnosi tardiva può avere, per il ragazzo che la riceve, conseguenze negative sulla motivazione all’apprendimento, sul modo di porsi nei confronti della scuola e sui risultati scolastici. Inoltre, tutte le difficoltà di apprendimento incontrate negli anni della scuola primaria possono avere un’influenza negativa sulla formazione della propria autostima e sul senso di autoefficacia, in quanto si tende ad attribuire i propri fallimenti a cause interne, assegnando così il motivo dell’insuccesso alle proprie ridotte capacità. Con una diagnosi tardiva, non riuscendo a dare un nome al problema, non si attuano adeguatamente e tempestivamente le strategie per fronteggiarlo o i meccanismi funzionali di compenso."