GRUPPO TIM

12.06.2015

Cultura e creatività: quanto pesano sull’economia italiana?

Tutti i numeri nel Rapporto 2015 "Io sono cultura"


Le imprese culturali e creative producono 78,6 miliardi di euro di valore aggiunto e ne muovono 227 (ovvero, il 15,6% della ricchezza prodotto). È quanto emerge dal Rapporto "Io sono cultura", realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere e presentato l’11 giugno a Roma, presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT).

«Cultura e creatività sono nel nostro DNA. Per sfidare la crisi l’Italia deve fare l’Italia.»
Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola.

 

Il Rapporto parla chiaro: nel periodo 2012-2014 le imprese che hanno investito in creatività hanno visto crescere il proprio fatturato del 3,2%, mentre tra le non investitrici il fatturato è sceso dello 0,9%. Inoltre, le imprese che hanno investito in creatività sono state premiate con l’incremento dell’export del 4,3%, al contrario di chi non ha puntato su questo asset (- 0,6%).

Il Rapporto 2015 “Io sono cultura - L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, è l’unico studio in Italia che misura di anno in anno il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale dimostrando come le filiere culturali e creative si confermino un pilastro del made in Italy e un sostegno importante alla nostra competitività.

I numeri nel dettaglio
Dalle 443.208 imprese del sistema produttivo culturale, che rappresentano il 7,3% delle imprese nazionali, arriva il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 78,6 miliardi di euro. Che arrivano ad 84 circa (equivalenti al 5,8% dell’economia nazionale), se includiamo anche istituzioni pubbliche e realtà del non profit attive nel settore della cultura.
Ma non bisogna sottovalutare l’effetto moltiplicatore della cultura, pari a 1,7 sul resto dell’economia: così, per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,7 in altri settori. Gli 84 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 143.
Una ricchezza che ha effetti positivi anche sul fronte occupazione: le sole imprese del sistema produttivo culturale danno lavoro a 1,4 milioni di persone (il 5,9% del totale degli occupati in Italia). Che diventano oltre 1,5 milioni (il 6,3% del totale), se includiamo anche le realtà del pubblico e del non profit.

Cosa si intende quando si parla di “cultura”
La ricerca non limita l’ambito d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma guarda quanto contano cultura e creatività nel complesso delle attività economiche italiane, nei centri stile delle grandi industrie e nelle botteghe artigiane o negli studi professionali.
E realizza una classificazione in 4 macro settori:
• industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa);
• industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di stile);
• patrimonio storico-artistico architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici);
• performing art e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere).
La ricerca si basa, inoltre, su un’indagine volta a valutare l’impatto degli investimenti in creatività sulle performance aziendali, da parte sia delle imprese appartenenti ai 4 macro-settori del sistema produttivo culturale, sia di quelle che svolgono attività economiche differenti ma che possono anche beneficiare dell’ibridazione con la cultura.
 

«L’idea di cultura alla base dei lavori di Unioncamere e Symbola si fonda non solo su quell’enorme patrimonio italiano di musei, gallerie, beni culturali, festival, rappresentazioni artistiche, letteratura, cinema, ma anche sul made in Italy e sulle industrie creative, cioè su tutte quelle attività produttive che dalla cultura traggono linfa creativa. […] L’interpretazione in chiave economica di questo inestimabile giacimento necessita di una politica nazionale che valorizzi gli intrecci tra i vari ambiti della cultura, per restituire ai settori culturali e creativi il loro giusto ruolo per l’economia dei territori e farne il cuore del modello di sviluppo economico del nostro Paese. Le Camere di commercio possono essere la rete territoriale per le politiche a sostegno della crescita delle economie locali e dei sistemi urbani, accanto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: una rete che si affianchi a quella delle Sovrintendenze per rafforzare le relazioni (tra privati e, soprattutto, pubblico-private) necessarie a valorizzare dal punto di vista economico la nostra enorme offerta di cultura.»
Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere

Per approfondire:
Comunicato Stampa [Fondazione Symbola];
Premessa e sintesi dati [Fondazione Symbola].

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